Con la sua antenata, la RG 250 Gamma, non aveva nulla da spartire, perché questa sofisticatissima bicilindrica a due tempi era quasi una versione in scala ridotta della RGV 500 da Gran Premio, di cui conservava il 50% dell’architettura. E bastava osservarla per capire quanto le due moto si assomigliassero.
Il propulsore bicilindrico a V di 90°, esatta metà del quadricilindrico a V della 500 GP (da cui ereditava anche il sistema ad ammissione lamellare con aspirazione diretta nel carter) era dotato di un solo albero motore, del cambio estraibile, di una coppia di carburatori a “ghigliottina” da 32 mm e delle valvole AETC a comando elettronico allo scarico. Il tutto era racchiuso in un bellissimo, quanto validissimo, telaio a doppia culla in alluminio a sezione rettangolare di chiara ispirazione GP. Una forcella anteriore regolabile di tipo tradizionale, i cui steli misuravano 41 mm, contro i 38 della RG 500 Gamma stradale, una coppia di pneumatici dalle dimensioni piuttosto generose (110/70-17 e 140/60-18) ed un peso a secco dichiarato di soli 128 kgcompletavano l’opera. Essendo un modello destinato principalmente al mercato giapponese, la potenza era limitata a 45 cavalli, che erano però sufficienti a sfiorare i 200 km/h.
Finalmente, nel 1989, dopo due anni durante i quali aveva turbato i sogni di molti motociclisti italiani, la RGV sbarcò nel nostro Paese, dove non esistevano limiti in fatto di potenze massime. La RGV si trasformò così in un peperino da 58 cavalli capace di sfondare abbondantemente il “muro” dei 200 km/h. Per il resto non cambiava nulla. Semplicemente stupenda la versione speciale Pepsi, che riproponeva le grafiche della moto ufficiale di Kevin Schwantz.
Che la bicilindrica di Hammamatsu fosse nata per “divorare” i cordoli, non vi era alcun dubbio. Fulminea nell’inserimento in curva e nei veloci cambi di direzione, nonché stabile sui rettilinei, grazie ad un avantreno molto “caricato”, la RGV fu utilizzata dal reparto corse Suzuki come base su cui lavorare per realizzare la moto con cui esordire nel mondiale della quarto di litro nel 1990.
Nel 1991 fu sottoposta ad un primo e profondo “restyling” tecnico ed estetico. La nuova carenatura integrale meglio profilata, così come il codone, garantivano una linea ancora più accattivante, soprattutto nella colorazione Lucky Strike. (fonte motoriders.it)
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